Santa Lucia alle Malve / Diagnostica
Diagnostica
Una intensa fase diagnostica, è stata alla base di ogni intervento: tutte le indagini effettuate sono state messe in relazione fra loro, per arrivare a formulare i migliori sistemi di conservazione e restauro.
Le indagini sulla struttura sono servite ad individuare le discontinuità della roccia eventualmente responsabili di infiltrazioni e danni conseguenti; a queste collegato, lo studio dei parametri ambientali, con il monitoraggio microclimatico, volto a valutare le variazioni termoigrometriche all’interno della chiesa.
Le indagini sui prodotti di neoformazione rinvenuti, sono state utili a definirne la natura, in relazione al contesto ambientale.
Le analisi sui colori sono state effettuate per costituire il più esauriente corredo di informazioni sulle tecniche di esecuzione originali.
Durante il cantiere di restauro dei dipinti murali, la chiesa di Santa Lucia alle Malve è rimasta aperta al pubblico, con un programma di visite al cantiere dedicato ai turisti.
Indagini sulla struttura
Georadar e Termovisione
L’esame è stato condotto all’esterno, sul pianoro, e all’interno, sul soffitto per valutare la presenza di discontinuità della roccia, possibili vie di infiltrazione delle acque meteoriche verso l’ambiente interno della chiesa. A questa indagine è stata affiancata quella termografica, per la visualizzazione della distribuzione termica delle superfici, per l’individuazione di eventuali aree con più alto contenuto d’acqua.
La circolazione delle acque infiltrate lungo lo spessore della roccia, è fra le cause di formazione delle efflorescenze saline sulle pareti interne, nonché delle patine biologiche.
Studio dei parametri ambientali
Sono state effettuate delle riprese fotografiche e video HDM da drone per ottenere un foto-mosaico del pianoro: sempre nell’intento di individuare le relazioni di continuità tra interno ed esterno, a questa immagine è stata sovrapposta la planimetria della chiesa.
Durante i mesi da settembre 2019 a febbraio 2020 e fino a dicembre, contemporaneamente allo svolgimento degli interventi conservativi, sono stati monitorati gli andamenti della temperatura, dell’umidità relativa ed è stato calcolata la temperatura del punto di rugiada.
Durante il periodo di monitoraggio è stato osservato che i valori dei parametri termoigrometrici variano soprattutto in relazione alle condizioni atmosferiche esterne e, conseguentemente, all’apertura e chiusura degli accessi alla chiesa.
I grafici mostrano, infatti, che mentre la temperatura varia lentamente in relazione alle condizioni climatiche stagionali, l’umidità relativa, pur mantenendosi costantemente elevata, è soggetta a variazioni, talvolta anche considerevoli, favorendo fenomeni evaporativi responsabili della formazione di velature (sali) sulle superfici dipinte. Questa situazione è comune a tutti gli ambienti ipogei o semi-ipogei, per i quali è necessario effettuare periodicamente interventi di manutenzione programmata. Lo studio è stato completato con il controllo di illuminazione e della qualità dell’aria.
Prodotti di alterazione
Caratterizzazione biologica
Gli attacchi biologici erano testimoniate da patine di spessore consistente, nell’ordine di millimetri, con colorazioni varie. Attraverso le indagini micro-bliologiche sono state individuate cinque diverse tipologie di patina biologica.
Sali
Sono state effettuate analisi di micro-spettroscopia FT-IR per immagini su diverse aree per individuare i materiali componenti la patina biancastra presente sulla scena della Deposizione
Dal report diagnostico è emerso che la patina è costituita da silicati e carbonato di calcio. In corrispondenza della patina è stata rilevata anche la presenza di nitrati. In base ai risultati ottenuti è presumibile che i silicati contenuti nella struttura muraria siano stati trasportati verso la superficie attraverso le infiltrazioni di acqua. Tale effetto a lungo termine può portare alla formazione di incrostazioni bianche di biossido di silicio (opale) o di silicato miscelato con altre sostanze, in particolare, il calcio carbonato.
Colori
Le indagini strumentali condotte aggiungono dati interessanti, utili a ricostruire le antiche tecniche di pittura impiegate. Di particolare interesse è stato il ritrovamento delle tracce di due pigmenti preziosi: l’azzurrite ed il minio. L’azzurrite si rinviene in tracce in vari luoghi; in particolare fu impiegata per riprodurre le pietre preziose che arricchiscono la veste di San Michele, e si ritrova anche sulla superficie circostante l’aureola di san Vito. Immagini scattate con microscopio portatile a 200 x mostrano i cristalli tipici dell’azzurrite; il dato è confermato dalla diagnosi su micro-prelievo.
Attraverso l’indagine ottica all’infrarosso in falso colore e in luce ultravioletta, il minio è stato individuato nelle labbra del viso del San Vito, nonché nella sua mantellina. Il minio compare anche nella veste di San Michele Arcangelo, utilizzato per realizzare altre gemme che la adornano.
In un solo campione è stato individuato il pigmento blu oltremare.